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Edge computing e latenza ridotta

Edge computing

Ogni giorno generiamo un’enorme quantità di dati: telecamere di sorveglianza, sensori industriali, auto connesse e dispositivi mobili producono flussi di informazioni che devono essere elaborati rapidamente. L’edge computing nasce dall’esigenza di processare questi dati vicino alla loro fonte invece di inviarli a data center lontani. Così si riduce la latenza, ovvero il tempo che intercorre tra l’acquisizione del dato e l’azione, e si limita il traffico sulla rete. Secondo alcuni studi, quasi la metà delle nuove infrastrutture IT includerà componenti edge nei prossimi anni.

Il vantaggio più evidente è la velocità: nei veicoli autonomi, ad esempio, un ritardo di pochi millisecondi può fare la differenza tra un intervento tempestivo e un incidente. Le telecamere intelligenti installate nei negozi o negli stabilimenti industriali elaborano le immagini in loco per riconoscere anomalie e comportamenti sospetti, inviando al cloud solo gli eventi rilevanti. Anche in ambito sanitario, dispositivi medici indossabili utilizzano l’edge computing per analizzare in tempo reale i segnali vitali e allertare i medici in caso di emergenza. Circa il 45 % dei professionisti IT considera la bassa latenza il principale vantaggio di questa architettura.

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Oltre alla velocità, l’elaborazione locale migliora la privacy e riduce i costi di banda. Tuttavia, implementare soluzioni edge richiede una progettazione accurata: occorre distribuire software di monitoraggio e sicurezza su migliaia di dispositivi eterogenei e garantire aggiornamenti continui. L’integrazione con il cloud rimane essenziale per la sincronizzazione dei dati e l’addestramento degli algoritmi, ma la logica di inferenza può essere delegata alle periferie. Con l’avanzare dell’IoT e della connettività 5G, l’edge computing diventerà un pilastro dell’infrastruttura digitale, abilitando applicazioni critiche che richiedono risposta immediata e analisi locali.

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