Il calcolo quantistico è passato rapidamente da teoria astratta a tecnologia emergente con applicazioni concrete. Negli ultimi anni sono stati investiti miliardi di dollari nella ricerca e le principali aziende tecnologiche – da IBM a Google – competono per costruire processori quantistici sempre più potenti. IBM, ad esempio, ha presentato Osprey, un chip da 433 qubit che costituisce un passo importante verso i 4 000 qubit previsti entro il 2025. Tuttavia, gli esperti concordano nel dire che per risolvere problemi di reale interesse industriale saranno necessari milioni di qubit stabili e error‑corrected.
Perché tanta attenzione? I computer quantistici sfruttano fenomeni come la sovrapposizione e l'entanglement per eseguire calcoli in parallelo su una scala irraggiungibile dai sistemi classici. Questo li rende potenzialmente rivoluzionari per settori come la crittografia, la chimica dei materiali e l’ottimizzazione logistica. Aziende emergenti e centri di ricerca, come quelli supportati da fondi di venture capital, stanno esplorando algoritmi quantistici per simulare molecole, progettare farmaci e ottimizzare reti di distribuzione. Nel 2024 gli investimenti totali nel settore hanno superato 1,7 miliardi di dollari e non accennano a diminuire.
Nonostante l’entusiasmo, le sfide tecniche restano enormi. Mantenere i qubit stabili richiede temperature prossime allo zero assoluto e l’isolamento da qualsiasi interferenza esterna. Gli errori di decoerenza limitano la capacità di eseguire calcoli lunghi. Per questo motivo, gli investitori stanno sostenendo startup che sviluppano nuove architetture, materiali e tecniche di correzione degli errori. Nel frattempo, i computer quantistici ibridi che combinano qubit con circuiti classici permettono già di sperimentare piccoli algoritmi nelle università e nei laboratori. È probabile che la commercializzazione avvenga gradualmente, con servizi cloud che offrono accesso remoto a processori quantistici per ricercatori e aziende. La corsa al quantistico non è solo una questione di prestigio tecnologico ma potrebbe ridefinire le fondamenta dell’informatica nei prossimi decenni.
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